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 Giainismo

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Nidian
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MessaggioTitolo: Giainismo   Giainismo Icon_minitimeDom Gen 06, 2008 6:00 pm

Il giainismo (o jainismo), tradizionalmente noto come Jaina Dharma, è un’antica religione inizialmente documentata come una fede a sé stante e una filosofia. È basata sugli insegnamenti di Mahavira (599-527 a.C.). Secondo la dottrina, la filosofia giainista è un modo di comprendere e codificare le verità eterne e universali che occasionalmente si manifestavano fra l’umanità e che più tardi riapparirono negli insegnamenti degli uomini che avevano raggiunto l’illuminazione o onniscienza (Keval Gnan). I fedeli ritengono che nella parte dell’universo in cui ci troviamo e nel presente ciclo temporale, la filosofia sia stata comunicata all’umanità da Rishabha. Prove risalenti alla civilizzazione della valle dell'Indo (ca. 3000-1500 a.C.) sembrano attestarne l'esistenza, grazie a sigilli e artefatti dissepolti sin dalla scoperta di questa civiltà nel 1921.

Il giainismo insegna che ogni singolo essere vivente è un’anima eterna e indipendente, responsabile dei propri atti. I giainisti ritengono che il loro credo insegni all’individuo come vivere, pensare e agire in modo tale da rispettare e onorare la naturale spirituale di ogni essere vivente, al meglio delle proprie capacità.

Dio è concepito come l’insieme dei tratti immutabili dell’anima pura, come signore fra le anime poiché rappresenta l’infinita conoscenza, percezione, coscienza e felicità (Ananta Gnana, Darshan, Chaitanya, e Sukh). L’universo stesso è eterno, non avendo né inizio né fine (per questo motivo, si ritiene che il giainismo sia una via religiosa che non include la concezione di un dio creatore). Le figure principali sono le Tirthankara. Il giainismo ha due principali varianti: il digambar e il shvetambar. I fedeli credono in principi quali l’ahimsa, l’ascetismo, il karma, il Saṃsāra e il jiva. Esistono molte scritture sacre redatte in un periodo di tempo molto lungo. Molti seguaci ritengono che il testo religioso principale sia il Tattvartha sutra, o Libro delle realtà, scritto 18 secoli fa dal monaco e intellettuale Umasvati. (ne resta talmente poco che il tutto si riduce ad interpretazione Razz)

Predicando un’assoluta non-violenza, il giainismo prevede una forma estrema di vegetarianesimo: la dieta del fedele esclude anche molti vegetali e persino l'acqua viene filtrata al fine di non ingerire involontariamente piccoli organismi. È fatto divieto di mangiare, bere e viaggiare dopo il tramonto ed è invece necessario alzarsi prima dell’alba.

Con i suoi 8-10 milioni di fedeli, il giainismo è una delle più piccole fra le maggiori religioni mondiali. Vi sono 6000 monache e 2500 monaci, molti dei quali fanno riferimento alla corrente shvetambar. Malgrado il numero esiguo rispetto al totale della popolazione, in India i giainisti si mettono in evidenza e molti di loro occupano posizioni importanti nel mondo degli affari e in quello della scienza. Godono anche di una certa importanza nella cultura indiana, avendo contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia, dell’arte, dell’architettura, della scienza e della politica dell’intero paese (lo stesso Gandhi ne risentì in qualche modo). Fra i templi (derasar) più belli e importanti vi sono il Dilwara presso il monte Abu e il Bhagwan Adinath derasar, quest’ultimo di recente costruzione e situato nella città di Vataman.

Il giainismo è molto praticato nella regione del Punjab, specialmente nella città di Ludhiana. C’erano molti giainisti anche nella città di Lahore (la capitale storica del Punjab) che, con la divisione fra India e Pakistan nel 1947, hanno preferito emigrare nella sezione indiana della regione
Secondo il credo giainista, l'universo non venne mai creato, né cesserà mai di esistere. È eterno ma non immodificabile, poiché passa attraverso una serie infinita di alternanze o oscillazioni. Ognuna di queste oscillazioni verso il basso o verso l'alto viene divisa in sei epoche del mondo (yugas). L'epoca attuale è la quinta di una di queste "oscillazioni", che è un movimento verso il basso. Queste epoche o "oscillazioni" sono note come "AARO" ovvero "Pehelo Aaro" o Prima Epoca, "Beejo Aaro" o Seconda Epoca, e cosi via. L'ultima è la "Chhatho Aaro" o Sesta Epoca. Tutte queste epoche hanno una durata fissa di migliaia di anni.(e qui ci avviciniamo sempre di più in modo spaventoso a Maya e affini) lol!

Quando questa raggiungerà il suo punto più basso, anche il giainismo stesso verrà perso nella sua interezza. Quindi, nel corso della prossima oscillazione verso l'alto, la religione Jaina verrà riscoperta e reintrodotta da dei nuovi capi chiamato Tirthankaras (letteralmente "creatori di passaggi" o "cercatori di guadi"), solo per essere persa nuovamente alla fine della prossima oscillazione verso il basso, e così via.

In ognuna di queste alternanze temporali incredibilmente lunghe, ci sono sempre ventiquattro Tirthankara. Nell'epoca attuale, il ventitreesimo Tirthankar fu Parshva, un asceta e insegnante, le cui date tradizionali di nascita e morte sono 877-777 a.C., ovvero 250 anni prima della morte dell'ultimo Tirthankar, Lord Mahavira nel 527 a.C.. I giainisti lo considerano, come tutti gli altri Tirthankar, come un riformatore che invocò un ritorno a credenze e pratiche in linea con la filosofia eterna e universale sulla quale si dice sia basata la fede.

Il ventiquattresimo e ultimo Tirthankar di questa epoca è noto con il titolo di Mahāvīr, il Grande Eroe (599-527 a.C.). Anch'egli fu un insegnante asceta vagabondo che tentò di richiamare i giainiti alla pratica rigorosa della loro antica fede.

I giainiti credono che la realtà sia composta da due principi eterni, jiva e ajiva. Jiva consiste di un numero infinito di unità spirituali identiche; ajiva (ovvero, non-jiva) è la materia in tutte le sue forme e le condizioni in cui la materia esiste: tempo, spazio e movimento.
Jiva e ajiva sono eterni; sono sempre esistiti ed esisteranno per sempre. Il mondo intero è fatto da jiva intrappolati nell'ajiva; ci sono jivas nelle rocce, nelle piante, negli insetti, negli animali, negli esseri umani, negli spiriti, eccetera.

Qualsiasi contatto tra jiva e ajiva causa la sofferenza del primo. Quindi i giainisti credono che l'esistenza in questo mondo significhi inevitabilmente sofferenza. Né le riforme sociali né quelle dei singoli individui possono impedire la sofferenza. In ogni essere umano è intrappolato un jiva, e il jiva soffre a causa del contatto con l'ajiva. L'unico modo che ha il jiva per sfuggire alla sofferenza è fuggire completamente dalla condizione umana, dall'esistenza umana.

Karma e transmigrazione tengono il jiva intrappolato nell'ajiva. Ottenere la liberazione dalla condizione umana è difficile. I giainisti credono che il jiva continui a soffrire durante tutte le sue vite o reincarnazioni, che sono in numero indefinito. Essi credono che ogni azione che una persona compie, sia buona che cattiva, apra i canali dei sensi (vista, udito, tatto, gusto e olfatto), attraverso i quali il karma, una sostanza invisibile, filtra e aderisce al jiva, schiacciandolo e determinando le condizioni per la prossima reincarnazione.

Conseguenza delle azione cattive è un karma pesante, che schiaccia il jiva, costringendolo a entrare nella sua nuova vita ad un livello più basso nella scala dell'esistenza. D'altra parte, conseguenza delle buone azioni è un karma leggero, che permette al jiva di innalzarsi nella vita successiva ad un livello superiore, dove c'è meno sofferenza da sopportare. Comunque, le buone azioni da sole non possono mai portare alla liberazione.

La strada per il moksha (rilascio o liberazione) è il ritiro dal mondo. Il karma è il meccanismo di causa/effetto per virtù del quale tutte le azioni hanno delle conseguenze inevitabili. Il karma opera per mantenere il jiva incatenato in una serie di vite nelle quali il jiva soffre più o meno grandemente. Quindi la via per la fuga coinvolge lo sfuggire al karma, la distruzione di tutto il karma e l'evitare il nuovo karma.

Quindi, alla morte, senza essere gravati dal karma, il jiva si innalzerà, libero da tutto l'ajiva, libero dalla condizione umana, libero da future incarnazioni. Salirà fino alla cima dell'universo, in un luogo o stato chiamato Siddhashila, dove il jiva, identico agli altri jiva puri, sperimenterà la sua vera natura in eterna immobilità, isolamento e non-coinvolgimento. Sarà totalmente libero. Il modo per eliminare il vecchio karma consiste nel ritirarsi il più possibile da tutti i coinvolgimenti del mondo, e chiudere i canali dei sensi e della mente per impedire alla materia karmica di entrare a aderire al jiva.

Da un lato, ci sono i monaci, che praticano un rigido ascetismo e si sforzano perché questa loro nascita sia l'ultima. Da un altro lato, ci sono le persone laiche, che perseguono pratiche meno rigorose, sforzandosi di ottenere fede razionale e di fare buone azioni in questa nascita. A causa delle rigorose etiche radicate nel Giainismo, il laicato deve scegliere una professione e uno stile di vita che non coinvolga violenza verso se stessi e verso gli altri esseri umani.

Nel loro sforzo per ottenere il più alto e più esaltato stato di beatificazione (Siddhatva), che è la liberazione permanente del jiva dal completo coinvolgimento nell'esistenza mondana, i giainisti credono che nessuno spirito o essere divino possa assisterli in alcun modo. I gianisti pensano che gli dei non possano aiutare il jiva ad ottenere la liberazione. Questa deve essere raggiunta dagli individui attraverso i loro stessi sforzi. Infatti, neppure gli angeli possono raggiungere la loro liberazione finché non siano reincarnati come umani e intraprendono le difficili azioni di rimuovere il karma.

Il codice etico del Giainismo è considerato in modo molto serio. Riassunto nei Cinque Giuramenti, essi sono seguiti sia dalle persone laiche sia dai monaci. Questi sono:

Nonviolenza (ahinsa, o ahimsa)
Verità (satya)
Non-furto (asteya)
Castità (brahmacharya)
Non-possesso o Non-possessività (aparigrah)

Per le persone laiche, 'castità' significa confinare l'esperienza sessuale al rapporto matrimoniale. Per i monaci e le suore, ciò significa totale celibato. La Nonviolenza coinvolge l'essere rigorosamente vegetariani. Ci si aspetta che il giainista segua i principi della non-violenza in tutti i suoi pensieri, parole e azioni. Esistono alcuni giainisti che indossano maschere su bocca e naso per evitare ogni possibilità di respirare minuscoli insetti.

Mahatma Gandhi fu profondamente influenzato dall'enfasi giainista su uno stile di vita pacifico, che non danneggia nessuno; uno stile di vita che è comune alla filosofia giainista lo integrò nella sua personale filosofia.

I rituali giainisti per il matrimonio ed altri riti familiari sono distintamente e unicamente indiani. I gianisti hanno edificato templi in cui sono venerate immagini dei loro Tirthankara. I rituali giainisti sono elaborati e includono offerte di oggetti simbolici, con lodi cantate ai Tirthankara.

I giainisti hanno pochi simboli fondamentali. Un simbolo giainista comprende una ruota sul palmo della mano. Quello più sacro è una semplice svastica spoglia.

Spero che non vi siate addormentati lol! Che ne pensate? Lati positivi o negativi di questa visione del mondo e dell'essere?
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